mercoledì 22 ottobre 2008

Comunicare in pubblico - I Parte

Ciao a tutti, eccoci ad un nuovo appuntamento con la comunicazione verso il successo. Vi è mai capitato di dover parlare in pubblico? Adesso tutti penserete a convegni, seminari, congressi. Beh io penso anche e soprattutto alla vita di tutti i giorni. Parlare in pubblico significa far capire il proprio punto di vista o spiegare qualcosa a qualcuno; parlare in pubblico vuol dire anche dover discutere un argomento in una interrogazione. Beh è un argomento complicato, ma come sempre ce la faremo!!! Cominciamo con questa prima parte.
La preparazione del public speaking costituisce un’attività complessa, cui l’oratore deve dedicare tempo e attenzione. L’orazione non può, infatti, essere affidata esclusivamente al talento del relatore, ma deve essere anche frutto di un’adeguata pianificazione. In questo modulo impareremo a preparare un discorso, tenendo conto delle variabili fondamentali che l’oratore deve saper gestire. Preparare un discorso pubblico è un po' come scrivere la trama di un romanzo: per farlo occorre imparare a rispondere alle domande fondamentali che aiutano nell'organizzazione dei contenuti e delle forme espressive. L’"ars oratoria" non è un’improvvisazione basata sul carisma del relatore. Senza una buona progettazione la comunicazione viene danneggiata dall’approssimazione o dalla mancanza di punti di ancoraggio. Già Cicerone indicava un metodo per la preparazione di un’orazione pubblica. La retorica classica suggerisce una serie di domande cui rispondere, che non si discostano molto dalle 5 W anglosassoni attualmente usate come punti di riferimento per costruire la scaletta di un public speaking. Un discorso, per essere chiaro ed efficace, deve rispettare la regola inglese delle 5 W: WHAT (il tema), WHO (il pubblico), WHY (gli obbiettivi), WHEN (il tempo), WHERE (lo spazio). Di cosa bisogna parlare? L’argomento è il primo elemento che deve prendere forma, in quanto dà una sorta di titolo alla definizione dei contenuti: circoscrivere il focus dell’intervento è importante per non rischiare la generalizzazione, per non cadere nella dispersione delle informazioni rischiando di sfilacciare il discorso. Il tema deve essere subito affrontato come un nucleo centrale da cui possono diramarsi approfondimenti e brevi divagazioni, ma al quale bisogna sempre tornare. Chi ascolterà il discorso? Raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sul pubblico aiuta a definire la modalità di comunicazione, l’approccio al tema, gli esempi, lo stile di comunicazione. Dati importanti da rilevare sono: sesso, età, lingua, livello culturale, conoscenza del tema, obiettivi del pubblico, resistenze/barriere/preconcetti diffusi, numero di partecipanti. Quale scopo si vuole raggiungere? La meta è il progetto, il disegno finale che dovrà essere completo, raffinato, sintetico e che dovrà essere trasmesso al destinatario nel modo più comprensibile possibile. Gli obiettivi aiutano a circoscrivere il tema, ad introdurre ciò che davvero è utile, evitando di prendere strade senza uscita. E’ utile ricordare rispetto agli obiettivi da raggiungere, di inserire in giusta misura: ciò che è necessario, ciò che è utile, ciò che è complementare, ciò che è accessorio. Il tempo ha un significato doppiamente rilevante. Quanto tempo si ha a disposizione per preparare il discorso? Bisogna essere certi di poter dedicare del tempo alla preparazione della traccia. Inoltre, entrare in sala sottovalutando i rischi dell’emozione potrebbe portare a gestire in maniera inefficace il proprio intervento. Occorre quindi avere il tempo per creare il silenzio dentro di noi. Quanto tempo si ha a disposizione per il nostro intervento? Provare il nostro discorso ad alta voce ci permetterà di valutare la resa del nostro discorso, e se i contenuti previsti possono essere affrontati adeguatamente nel tempo a nostra disposizione. Dove avverrà la comunicazione? Lo spazio è un elemento chiave del Public Speaking: le dimensioni della sala, la presenza di attrezzature, la luce, lo spazio fisico in cui muoversi e la distanza dal pubblico, sono variabili fondamentali. Inoltre lo spazio significa anche la qualità del luogo, e comporta scelte di abbigliamento, di postura, di toni, completamente diversi. Cambia molto se ci si trova a parlare in un luogo istituzionale, in un albergo, in un agriturismo, o in una piazza affollata. La modalità di comunicazione è l’ultima scelta da fare perché deriva da tutte le componenti precedenti. A seconda degli obiettivi potrà esserci una maggiore enfasi sulla seduzione (pubblicità, convention di venditori, campagne elettorali, ecc.), la concretezza (meeting scientifici, report di progetto, ecc.), l’eleganza (riunioni formali, istituzionali, accademiche, ecc.), le emozioni (formazione, spettacolo, ecc.). O un accurato mix di tutto questo: il professionista della parola. Se i tempi lo permettono, lasciamo che la trama del nostro intervento viaggi con noi, nelle attività quotidiane. Ogni tanto, se non ci facciamo assalire dal senso del “dovere”, o dall’ansia da prestazione, ci arriverà un nuovo stimolo, un pensiero creativo, che ci aiuterà a preparare il nostro discorso. La chiarezza prenderà forma in una visione che ci emoziona, si arricchisce di particolari colti in altri contesti, che, casualmente, contribuiscono al progetto di comunicazione. Per scrivere una scaletta si parte da tre nodi fondamentali, che si possono memorizzare con la metafora dell’aereo: il decollo (apertura), il volo (nucleo), l’atterraggio (chiusura). L’idea del viaggio implica la sua durata (tempi), il bagaglio da portare (conoscenze), la curiosità (approfondimenti), la sperimentazione (l’innovazione). L’apertura di un discorso è una fase molto delicata. La tensione emotiva sarà al massimo e sarà importante partire senza esitazioni per non compromettere tutta la performance pensando “mi sto dilungando, ho perso il filo, ma che sto dicendo...”. Occorre trovare l’attacco, qualcosa che dia al pubblico un motivo per ascoltarci. Ad esempio si può ricorrere a metafore, esempi, aneddoti, racconti del proprio vissuto. Il nucleo del discorso può essere progettato a seconda della durata e dei contenuti, con diverse modalità narrative. Ad esempio può essere: un unico corpo con costanti divagazioni che sfiorano possibili approfondimenti, una serie di sintesi del tema affrontato per segmenti e completo in ogni parte, un flashback che parte dalle conclusioni per ricostruire il processo. Spesso nei convegni si arriva ad improbabili chiusure, dettate più dal tempo scaduto e dalla gente che comincia ad andarsene, che dalla volontà del relatore. Anche la chiusura va progettata, atterrando per gradi, ossia procedendo, indipendentemente dallo stile di comunicazione, alla chiusura progressiva del tema affrontato. Una buona strategia consiste nel conservare per la chiusura le informazioni più importanti (promesse in itinere), oppure ricorrere ad una battuta, un aforisma, che aiuti le persone a memorizzare l’evento. Se il Public Speaking è orientato all’utilizzo dei media, i materiali di supporto devono essere progettati con metodo e inseriti in scaletta nel punto esatto, per incastrarsi con il discorso parlato. I supporti devono essere coerenti sia per linguaggio, che per contenuti. Non è consigliabile esagerare poiché gli stimoli offerti dal multimediale sono a rischio di sovraesposizione: possono contenere troppe distrazioni e addirittura fuorviare la comprensione del messaggio. Le slide sono il supporto più veloce da preparare, e per questo si rischia di proporne troppe, annoiando il pubblico e allontanando l’attenzione dall’oratore. Le slide tuttavia sono modificabili anche all’ultimo momento, si possono scartare e aggiungere, seguono il ritmo della comunicazione. L’importante è non decidere di “farsi raccontare” dalle slide leggendone il contenuto: la loro utilità sta, infatti, nel proporre una scaletta sottolineando i punti chiave, non nel sostituirsi all’oratore. Il PC è uno strumento flessibile e può davvero offrire un alto livello di multimedialità. Alternando testi, slide, filmati, grafica, collegamenti ad Internet, è possibile organizzare tutto il proprio discorso, creando sempre occasioni innovative di incontro. Il PC va gestito come uno strumento creativo e, in fase di progettazione, può diventare la “valigetta” contenitore di tutto il sapere necessario. Progettare un audiovisivo strutturato, quali ad esempio un documentario, un film, un'animazione multimediale, è un operazione lunga e complessa, costosa, che molto di rado l’oratore può concedersi. Tuttavia, in presenza di questo tipo di supporti, occorre progettare uno spazio autonomo, dove i commenti saranno fatti prima e dopo, ma ci sarà assenza di relatore durante la visione. Gli audiovisivi strutturati occupano completamente l’attenzione del pubblico.
Per oggi mi fermerei qui, avrete tempo di riflettere sulle cose che ci siamo dette e continueremo a discutere del public speaking mercoledì prossimo. Ciao

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