mercoledì 5 agosto 2009

L'arte del negoziare - I Parte

In questa serie di post parleremo di come affrontare in modo efficace le trattative. Nella vita di ogni giorno accade di doversi confrontare con altri, sia per questioni semplici che per questioni più complesse. In ogni trattativa occorre comprendere la propria situazione emotiva, per essere in grado di gestire con efficacia il processo negoziale e ottenere il soddisfacimento dei propri bisogni. In ogni contesto sociale si creano continuamente le condizioni di dover trattare per qualcosa, dalle merci agli scambi relazionali. La necessità di negoziare si estende dalle piccole alle grandi controversie, in famiglia, con i colleghi di lavoro, con i vicini di casa, con il negoziante. I motivi possono essere molteplici, anche se nelle grandi trattative l’aspetto economico è la principale causa, e quindi spesso necessitano di un giudice super partes. Quando gli obiettivi delle due controparti sono in conflitto, ciascuna si sente in qualche modo “attaccata” personalmente. Ognuno di noi “difende” il proprio territorio: il benessere personale, la propria identità, fino al diritto stesso alla sopravvivenza. Tale comportamento ha una ragione biologica ben precisa: non essere in grado di difendere il proprio territorio, in natura, può determinare infatti l’estinzione della specie. Il confine tra richiesta e pretesa è molto sottile. Spesso, infatti, quando il bisogno è molto pressante o quando si sono avute esperienze precedenti fallimentari, si ha fretta di concludere in tempi troppo brevi. Quando scatta la pretesa, la posizione nei confronti dell’altro si irrigidisce e più passa il tempo, più diventa impossibile trattare. La negoziazione degenera così in rabbia e conduce prima o poi ad un conflitto, interno o esterno. La condizione imprescindibile per fare una qualsiasi richiesta è la possibilità e la disponibilità ad offrire “merce” di scambio, che abbia lo stesso valore o qualità per il nostro interlocutore. Nessuno è disposto a dare senza ricevere, a meno che non si abbia a che fare con qualcuno che voglia a tutti i costi assumere un atteggiamento sacrificale da "eroe romantico", sicuramente un po' autolesionista. Anche la necessità di controllo sull’ambiente può condurre a concessioni sbilanciate, ad esempio dando più di quanto si riceve, o prendendo più di quanto si da. In questo modo si stabilisce un rapporto di interdipendenza tra le parti in causa, dove all’appagamento dei bisogni di uno corrisponde il potere dell’altro che fa “il bello e il cattivo tempo”. L’impossibilità di negoziare è generata anche da posizioni relazionali che impediscono di costruire in maniera positiva il rapporto. L’Analisi Transazionale permette di individuare queste posizioni. Alcune di queste rischiano di far fallire la trattativa, ad esempio la posizione “Io non sono OK, tu sei OK” oppure “Io sono OK, tu non sei OK”. Altre rendono impossibile qualsiasi negoziazione, ad esempio “io non sono OK, tu non sei OK”. Questa posizione, che pone gli altri “sopra”, impedisce il diritto ad ottenere il giusto (riprenderemo quest'argomento quando parleremo di comunicazione efficace). La persona che ha questa visione di sé e dell’ambiente esterno, è destinata a vedere gli altri vincere sempre. Inconsapevole delle proprie capacità, incapace di porsi alla pari con gli altri, il soggetto conduce trattative “disperate”, aggrappandosi alla dipendenza e alla sconfitta come unica soluzione per sopravvivere. E questo avviene sia a livello emotivo che oggettivo, ad esempio nello stile di vita. Questa è la posizione del prevaricatore, della persona quindi che utilizza gli altri e li contatta solo per vincere tutta la posta in gioco. Tale atteggiamento è molto pericoloso nella negoziazione, perché porta a sottovalutare l’altro, a credere che solo le proprie strategie siano vincenti. L’arrendevolezza dell’altro viene scambiata per incapacità, i silenzi per assensi, le attese per sconfitte. Perdere, per queste persone, è un’esperienza molto spiacevole. Questa è la posizione equilibrata, che consente di negoziare nel rispetto di sé e dell’altro. In essa è implicitamente riconosciuto lo scambio e il giusto riconoscimento del merito individuale. Un incontro alla pari aggiunge un sano divertimento alla trattativa, dove lo stimolo è dato, oltre che dal premio finale, dall’incontro con l’altro. Questo è lo spirito dello sportivo, del giocatore leale, capace di accettare la vittoria dell’altro non come una propria sconfitta, ma come un giusto merito. Una condizione emotiva equilibrata è la base della negoziazione proficua, in qualsiasi contesto abbia luogo. Stabilire una relazione negoziale è un’attività poco “rilassante”, poiché implica una grande capacità di osservazione, di ascolto attivo, di minuziosa analisi dei particolari della comunicazione, inclusi, soprattutto, i segnali non verbali. Abbassare la guardia può essere una tattica, che consiste nel simulare un abbassamento della sicurezza di sé, ma quando non è una tattica potrebbe trattarsi dei primi segnali di una rinuncia. In quest’ultimo caso bastano poche parole, uno sguardo, un’omissione, per offrire all’altro l’opportunità di approfittare della minima debolezza per segnare un colpo vincente. Non bisogna mascherare gli stati d’animo, ma è necessario tenere alto il livello della propria autostima. Dichiarare vittoria troppo presto è un’altra trappola pericolosa e ambivalente: far credere all’altro di aver perso prima del tempo può essere una tattica per provocare una mossa falsa e indebolire l’altro, ma molto spesso questa modalità crea l’effetto contrario. Si può assistere ad un rinnovo di energie, all’imprevisto “asso nella manica”, che può ribaltare la situazione. Il desiderio di accontentarsi è un’altra insidia della negoziazione, perché a priori non si può mai saper dove l’altro può giungere nella trattativa. Spesso tale trappola è la conseguenza dell'insicurezza del soggetto, che accelera i tempi relazionali, nel tentativo di appagare bisogni sottesi e spesso estranei alla negoziazione stessa. La persona che si accontenta, d’altro canto, potrebbe aver compreso i limiti di cedevolezza dell’altro e preferire “poco” a “niente”. Nel momento in cui non ci si sente rispettati nei propri diritti o ci si rende conto che il potere negoziale è insufficiente, o che l’altro sta ottenendo troppo, può scattare la pretesa di vincere giocando il “tutto per tutto”. La pretesa si manifesta con l’aggressività e raramente fa maturare buoni frutti. In nessuna negoziazione si ottiene qualcosa di valido pretendendolo come doveroso. Molto spesso le trattative sono lunghe, estenuanti, a seconda dell’importanza della posta in gioco. Entrambi i negozianti si trovano a dover adottare strategie diverse, rilanciare, allentare la presa su posizioni troppo rigide. La fretta di chiudere ha come conseguenza il cedere al più forte la “fetta di torta” più grande. Paradossalmente, più la trattativa è importante per noi, più dobbiamo trattenere il desiderio ed aspettare, fiduciosi, di ottenere il giusto. L’aggressività, anche quando può essere legata a qualche ragione comprensibile e condivisibile, produce sempre effetti devastanti nelle trattative. Chi viene aggredito utilizza immediatamente questa modalità per esasperare l’aggressore. Farà la vittima, agendo sui sensi di colpa, spingendo l’aggressore a perdere il controllo. Quindi, prima di lasciarci andare ad un comportamento aggressivo, cerchiamo di ricordare che sicuramente questo danneggerà la trattativa.
Per oggi credo che basti...continueremo quest'argomento nel prossimo post. A presto!!!

lunedì 20 luglio 2009

La comunicazione multimediale – III Parte

Ciao ragazzi, a questo punto mi state odiando....lo so ho tardato veramente troppo per postare questa terza parte, ma il tempo a volte è tiranno!!! Cominciamooooo!!!
Possiamo essenzialmente distinguere una modalità sincrona, quando la fruizione avviene in tempo reale, e una asincrona, quando avviene in differita. Nel caso della modalità sincrona, in assenza di interattività, è più faticoso per il destinatario mantenere alta l'attenzione. Conseguentemente a quanto detto, lo stile comunicativo diventa un elemento connaturato al medium utilizzato. Ad esempio la lunghezza e la ricchezza di particolari di un libro non sono adatti alla TV, né ad un messaggio in Internet. Viceversa, il linguaggio più scarno e diretto della TV, dove le immagini contribuiscono alla chiarezza del messaggio, non sono adatti al testo scritto. Abbiamo visto fin qui quali criteri è possibile usare per valutare la portata comunicativa dei media e cercare, in funzione di questa, di adeguare lo stile comunicativo al medium usato. Nelle pagine successive verrà approfondita l’analisi funzionale dei media più diffusi, a partire dalla situazione naturale del faccia a faccia. Il faccia a faccia è la situazione più naturale e completa di comunicazione. Il contenuto è veicolato dalla voce, dal corpo, dalla prossemica. L’interattività è piena ed emittente e ricevente hanno lo status di interlocutori. Inoltre il contesto e le condizioni ambientali sono condivise. Lo stile comunicativo può quindi essere adattato all’interlocutore che si ha di fronte, in base alla conoscenza che si ha di quest'ultimo, e ai feedback che ci rimanda. Scrittura e stampa sono caratterizzate dall’uso preponderante del linguaggio come codice, dall’assenza di interattività e da una modalità di fruizione asincrona. Una volta individuato il profilo del destinatario, lo stile potrà fare uso di descrizioni approfondite, potendo usare codici talora anche molto complessi, se condivisi dai destinatari. Attraverso la radio passano non solo le parole, ma anche i suoni, i rumori e ulteriori informazioni quali il tono e il timbro della voce. La modalità di fruizione è sincrona. Considerando questi fattori, lo stile va centrato sul contenuto: i notiziari, piuttosto che una trasmissione di intrattenimento, hanno una loro specifica modalità di conduzione, fatta di periodi semplici e brevi, e sostenuta anche dall’uso di temi musicali adatti a ricreare “il clima” giusto. Al contrario degli altri media, il cinema è unicamente dedicato alla narrazione. La ricchezza dei contenuti veicolabili lo rende un medium a banda larga. L’interattività è assente e la fruizione può essere eventualmente ripetuta. Bisognerà quindi preferire uno stile narrativo, che può essere sbilanciato più a favore delle immagini o dei dialoghi, ma comunque focalizzato sulla sequenza degli eventi. La TV è un medium a banda larga, non interattivo, la cui fruizione avviene prevalentemente in tempo reale. In TV l’immagine ha un ruolo predominante rispetto al linguaggio. Occorre anche tener conto che la TV richiede al destinatario un’attenzione fissa e quindi un impegno rilevante. Quanto ai contenuti, occorre adottare uno stile il più possibile breve, didascalico, che lasci spazio alle immagini e al movimento. Il digitale terrestre è il più recente sistema di distribuzione del segnale televisivo attraverso la comune antenna televisiva. Attraverso l'uso di un decoder questa tecnologia permette di ottenere un buon livello di interattività, non ancora però abbastanza sfruttata a livello comunicativo. Il telespettatore, utilizzando il telecomando e senza competenze informatiche specifiche, può interagire con l'emittente approfondendo i contenuti informativi o partecipando a semplici giochi. Le caratteristiche prevalenti rimangono quindi quelle della TV classica. Gli strumenti per comunicare attraverso PC e reti informatiche sono numerosi. Ad esempio e-mail, chat, forum e videoconferenza. Le caratteristiche variano in relazione allo strumento usato: alcuni sono testuali, alcuni sincroni, altri asincroni. Ad esempio la videoconferenza è a banda larga e include audio e video dell’interlocutore. Il web ha introdotto un nuovo linguaggio, nuovi codici, un nuovo ambiente di comunicazione. In questo modulo conosceremo le caratteristiche di Internet ed esploreremo le potenzialità comunicative e relazionali che tale mezzo offre. Conoscere l’ambiente web è infatti fondamentale sia per comprendere come muoversi in rete, sia per ottimizzare le proprie capacità di comunicazione in ambiente virtuale. L’avvento dell’era digitale, con la nascita di Internet e del web, ha comportato una vera rivoluzione nel modo di comunicare attraverso i media. Il Web è diventato un potente mezzo di comunicazione che elimina le distanze, gli schemi e le gerarchie. Uno dei segreti del suo successo è la democraticità che permette a tutti di comunicare con tutti, senza barriere di alcun tipo. Il contenuto della rete è innovativo, straordinariamente differente dal nostro vecchio modo di comunicare. Siamo passati da un tipo di comunicazione uno a molti e uno a uno, ad una comunicazione diffusa molti a molti, dove si perde spesso l’origine e la fonte dell’informazione stessa. Internet è, e diverrà, sempre più la cartina tornasole della nostra società, il più grosso dizionario illustrato del mondo, in cui se già si può trovare di tutto, in futuro si troverà ancora di più. De Kerckhove ha coniato il termine "psico-tecnologie" per descrivere le tecnologie che estendono le potenzialità della mente, così come altre tecnologie ‘fisiche’, come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. Il computer è una "psico-tecnologia", che al contrario della TV, è privata. Il nuovo termine è stato coniato proprio a causa dell’enorme diffusione di Internet. Internet è una forma di estensione dell’intelligenza e della memoria individuale, attraverso il contributo della collettività. La tecnologia dell'ipertesto caratterizza sicuramente la struttura e l'interconnessione tra i documenti presenti in rete. Nel 1965 Theodor Nelson conia questo termine, lavorando al progetto di realizzare una specie di biblioteca universale virtuale. L'ipertesto è un insieme di componenti testuali fra i quali sono possibili dei collegamenti, detti link. L’utente può navigare tra i collegamenti scegliendo liberamente i propri percorsi. Attraverso i link si può accedere ad un'altra parte del documento stesso o ad un altro documento. Si tratta di una lettura non sequenziale, in perfetto accordo con le modalità di ragionamento proprie del pensiero laterale, che permette infiniti percorsi personalizzati. Leggere un ipertesto significa muoversi attraverso il testo in modo attivo: la fruizione diviene un atto dinamico. Ci troviamo di fronte ad un linguaggio totalmente innovativo. La trasmissione delle informazioni, infatti, ha sempre seguito un paradigma lineare, adottando una struttura sequenziale per collegare tra loro le informazioni. Il nostro pensiero, invece, non ha una struttura lineare, ma procede per associazioni di idee. In tal modo gli ipertesti si avvicinano molto al modo di ragionare della nostra mente. Il cyberspazio è per tutti una possibilità aperta: possiamo anche non frequentarlo mai, ma non possiamo non sapere che c'è. Ogni computer collegato in rete è una possibile porta di accesso a questo mondo. È uno spazio virtuale, non inteso come "non reale", ma come qualcosa che è in potenza e non in atto. Una dimensione alternativa, con le sue regole, i suoi linguaggi, i suoi codici. Lo spazio virtuale è sicuramente affollato, ma al tempo stesso infinito. Il concetto di spazio viene rivoluzionato dalla rete, concedendo una visione allargata e onirica. Sicuramente ne trae vantaggio il pensiero creativo, mentre si creano altre barriere alla comunicazione: l’assenza di corpi fisici in questi spazi sterminati, e quindi l’assenza del non verbale, rende più difficile lo scambio a livello emotivo e facilita il gioco delle maschere. Il web resta comunque uno spazio utile per comunicare per motivi professionali, di studio, di ricerca. La comunicazione di tipo “logico cognitivo” ne trae sicuramente molti benefici. Le modalità di fruizione, produzione e scambio di informazioni su Internet, possono essere raggruppate essenzialmente in tre macro-categorie di eventi comunicativi: individuali, collaborativi, gruppi di discussione. La fruizione individuale è quella in cui singoli individui utilizzano gli strumenti di comunicazione virtuale per creare, organizzare e gestire contenuti personali. Si realizza nell'uso dei motori di ricerca per cercare informazioni e documenti, attraverso l'e-mail per contattare altre persone, attraverso i siti e i blog personali, una sorta di “vetrine” sul mondo del web. La modalità collaborativa, quella che vede coinvolti nello scambio un alto numero di persone, si realizza di solito nel modello della comunità online. Si tratta di gruppi di persone che condividono interessi specifici, professionali e non. A questo scopo vengono utilizzati Forum di discussione, ossia ambienti che mettono a disposizione strumenti per scambiare messaggi e realizzare collettivamente documenti. I gruppi di discussione utilizzano programmi di messaggistica per creare luoghi di discussione su argomenti specifici. In genere questi ambienti sono riservati ai membri. Possono essere pubblici, in cui l'iscrizione è aperta a tutti, oppure riservati. Gli strumenti più usati sono i forum, i newsgroup e le mailing list. La ricerca di informazioni e l'apprendimento di contenuti in rete, sono possibili grazie alla disponibilità di una quantità sterminata di materiali, anche se solo una minima parte delle risorse gratuite sono strutturate secondo una metodologia didattica efficace. La predisposizione di itinerari di apprendimento e modelli più evoluti di formazione a distanza costituiscono un'area della formazione professionale che viene definita e-learning (abbreviazione di electronic learning), che identifica tutti gli strumenti e i contenuti opportunamente strutturati in modo tale da realizzare dei percorsi formativi fatti di lezioni, simulazioni ed esercitazioni individuali o di gruppo online. La didattica è erogata attraverso strumenti di comunicazione a distanza (forum, chat, aula virtuale) e risorse multimediali che integrano audio, testo, grafica e animazioni. L'apprendimento incidentale (incidental learning) attraverso la ricerca di materiali non strutturati presenti in luoghi diversi della rete, sta cedendo il passo a strategie didattiche interattive organizzate che vanno dall’apprendimento individuale con materiali strutturati, all’apprendimento assistito da tutor, a quello misto (docenti in aula e tutor a distanza). L’e-learning sfrutta sia la multimedialità, sia le metodologie formative classiche quali role playing, esercitazioni di gruppo, studio di casi, adattate agli strumenti di comunicazione a distanza. Il concetto di tempo, in rete, acquista una connotazione molto personalizzata. È possibile comunicare in modalità sincrona come avviene in chat o in videoconferenza, o in modalità asincrona, cioè in differita (e-mail, forum, mailing list, newsgroup, ecc.). Tranne il caso delle videoconferenze, tutti gli altri sistemi utilizzano la comunicazione scritta: una sorta di epistolario mondiale, rapidissimo, ma neanche calligrafico, quindi molto impersonale. Il cyberspazio sostiene tecnologie intellettuali che amplificano, esteriorizzano e modificano un gran numero di funzioni conoscitive umane: le basi di dati estendono le nostre capacità mnemoniche, le simulazioni potenziano la nostra capacità di rappresentare la realtà, le capacità di calcolo del computer potenziano le nostre facoltà intellettive. Queste tecnologie intellettuali favoriscono sia nuove forme di accesso all'informazione che nuovi stili di ragionamento e di conoscenza.
Mi sa che ho esagerato....articolo un po' troppo lungo.... ma adesso è veramente tutto sulla comunicazione multimediale!!! A presto con alcuni elementi di comunicazione per la negoziazione!!!

sabato 21 marzo 2009

La comunicazione multimediale – II Parte

Ciao a tutti, di nuovo un po' di ritardo nella pubblicazione dei post su questo percorso in Comunicazione Interpersonale. Parliamo di comunicazione multimediale.
La teoria della presenza sociale riguarda l’efficacia con cui i media riescono a dare l’impressione della presenza fisica dell'interlocutore e a veicolare tutte le informazioni comportamentali che aiutano a decodificare correttamente il messaggio. Tali informazioni riguardano anche il linguaggio non verbale, le espressioni del volto, i gesti, il tono della voce e gli elementi del contesto, tutti dati presenti nella comunicazione faccia a faccia. Clark e Brennan hanno elaborato la teoria del terreno comune per descrivere il bisogno di condividere una serie di informazioni affinché una comunicazione possa aver luogo. Queste informazioni riguardano sia i codici digitali, quali la lingua e gli elementi del contesto, sia informazioni di tipo emotivo, cioè la condivisione, prevalentemente inconscia, di affetti. Per comunicare, quindi, si ha bisogno di stabilire un’intesa, acquisendo l'impressione di conoscere l'interlocutore. La creazione di un terreno comune è un processo che è influenzato dal media specifico e dalle sue potenzialità nel trasmettere informazioni analogiche e digitali. Più il media è adatto a dare l’impressione della presenza fisica dell'interlocutore, più risulta facilitata la creazione di un terreno comune. Inoltre, la riformulazione dei commenti incompleti o fraintesi incoraggia il terreno comune. Ciascun media può quindi essere valutato anche in base alle capacità che ha di favorire questo processo. Il canale identifica il mezzo fisico attraverso il quale transitano i segnali. Può essere l'aria per un messaggio vocale, un cavo per un messaggio telefonico, o le onde elettromagnetiche. L’importanza del canale è legata al concetto di “larghezza di banda”, che definisce la quantità di informazioni che possono essere trasportate per unità di tempo, e di conseguenza la ricchezza del segnale. Come metro di paragone per la larghezza di banda si può prendere la situazione comunicativa faccia a faccia. Quindi, maggiore è la banda, più la comunicazione sarà simile alla situazione faccia a faccia. I media possono utilizzare codici semplici o complessi, o integrare più codici di comunicazione, a seconda delle possibilità tecnologiche e degli scopi comunicativi. Oggi un computer multimediale possiede grandi potenzialità per la comunicazione, proprio perché è in grado di racchiudere al suo interno codici molto differenti (scrittura, simboli, immagini fisse, immagini in movimento, ecc…). I media si caratterizzano anche per il diverso grado con cui permettono agli interlocutori di interagire. La possibilità di dare o ricevere feedback all’interno del processo comunicativo è un elemento che fa la differenza a livello qualitativo. Quando c’è possibilità di feedback si parla di comunicazione a due vie. Il feedback, come si è visto, è necessario per la costruzione di un terreno comune, ma anche per assicurare una comunicazione efficace e interattiva. Inoltre la presenza di feedback modifica lo status di chi riceve il messaggio: può essere un interlocutore se vi è interattività, o semplicemente un destinatario se essa è assente. La modalità di fruizione condiziona notevolmente le risorse a disposizione dell'atto comunicativo.

Presto la terza parte di “Comunicazione Multimediale”, ciao alla prossima!

mercoledì 11 febbraio 2009

La cominucazione multimediale - I parte

Ciao a tutti, dopo una serie di impegni che hanno portato a questo ritardo nella pubblicazione dei post su questo percorso in Comunicazione Interpersonale. Oggi parliamo di comunicazione multimediale.
Per trasmettere e ricevere informazioni sono necessari degli apparati fisici, in grado di produrre energia e di trasmetterla e riceverla. L’organismo umano è dotato di alcuni apparati naturali di trasmissione e ricezione: l'apparato vocale è un esempio dei primi, così come le modalità di movimento degli arti superiori, che consentono di gesticolare; l'apparato uditivo e quello visivo sono invece esempi di apparati di ricezione. Questi apparati naturali hanno però molti limiti: non permettono ad esempio di comunicare a grandi distanze né di conservare l'informazione in modo stabile nel tempo. Ma possiamo estendere le potenzialità dei nostri apparati naturali mediante apparati artificiali: le tecnologie della comunicazione. Questi mezzi divengono “amplificatori” delle capacità dell’uomo di comunicare, ma oltre a modificare le modalità di comunicazione, incidono anche sulla cultura e sul linguaggio. La parola “media” proviene dal termine latino “medium”, che significa mezzo. “Media” è il plurale di “medium” ed è stato utilizzato nella cultura anglosassone per indicare l’insieme degli artefatti tecnologici che permettono all’uomo di comunicare con un numero di interlocutori potenzialmente infinito. I media a più ampia diffusione sono sicuramente la scrittura e la stampa, la radio, il cinema, la televisione, Internet che unisce in sé gli elementi della radio e della televisione con quelli del computer, provocando uno spostamento del potere dal produttore al consumatore e incentivando il pluralismo di linguaggi. Come disse il sociologo McLuhan “il mezzo è il messaggio”. Un esempio? L'impatto emotivo di una notizia è diverso se letta su un quotidiano, ascoltata alla radio, vista alla TV, o letta su Internet. Per capire l’impatto dei media sulla comunicazione è utile per prima cosa distinguere due modalità di codifica e trasmissione delle informazioni: analogica e digitale. La modalità analogica prevede un insieme strutturato di segni continui. Ne sono validi esempi le immagini televisive, o l'orologio analogico le cui lancette si muovono con continuità. La codifica digitale prevede invece un frazionamento dell'informazione in varie parti. Esempi sono il linguaggio o l'orologio digitale, che segna il tempo a scatti. Le immagini, in quanto codifica analogica, e il linguaggio, in quanto codifica digitale, hanno qualità comunicative differenti. Le immagini possono veicolare molti significati che il ricevente può in parte percepire e in parte ignorare. Il linguaggio invece definisce puntualmente i significati e li veicola, contribuendo a ridurre il più possibile le ambiguità dell'informazione. Secondo lo studioso Allan Paivio (1971) esisterebbero due distinti sistemi per la rappresentazione e l'elaborazione delle informazioni, uno per le immagini e uno per le informazioni linguistiche. La verifica sperimentale di questa teoria dimostrerebbe che le rappresentazioni analogiche e digitali possono interagire. I due sistemi sono indipendenti e quindi un’informazione può essere memorizzata o recuperata attraverso il nome dell'oggetto, la sua immagine o entrambi. Ma essendo anche interconnessi un'informazione può essere trasferita da un sistema all'altro, e questo è il motivo per cui si è in grado di trasformare il racconto di un libro in immagini mentali, o viceversa. Se un'informazione è prevalentemente verbale, informazioni visive aggiuntive possono costituire anche un elemento di disturbo, o può accadere il contrario con informazioni visive che è difficile codificare verbalmente.
Ciao ragazzi alla prossima...

martedì 3 febbraio 2009

Ripresa post in Comunicazione Interpersonale

Dalla prossima settimana riprendà la pubblicazione dei post in Cominucazione Interpersonale con una discussione sulla Comunicazione Multimediale.
Scusate per il ritardo!!!
A presto

venerdì 19 dicembre 2008

domenica 23 novembre 2008

Comunicare in pubblico - III Parte

Ciao a tutti, anche per questo post ho avuto qualche ritardo, ma se avete pazienza io ritorno sempre!!! Oggi terminiamo il discorso che avevamo intrapreso in questi ultimi due post e cioè il tema della Comunicazione in Pubblico detto anche “Public Speaking” data la mania anglosassone che ormai accompagna ogni materia di studio e non solo. Ma cominciamo!!
Oggi cerchiamo di concentrarci su alcune variabili che il buon oratore deve tenere sotto controllo nell’imminenza del discorso e durante il suo svolgimento. Cercherò anche di farvi capire quanto sia importante un adeguato collaudo degli apparati tecnologici di supporto e una sufficiente familiarità con l’ambiente in cui deve tenersi. Analizzeremo poi le problematiche relative al contenuto del discorso e al rapporto con il pubblico in sala, per imparare ad andare oltre il semplice intrattenimento e far sì che il proprio intervento possa raggiungere efficacemente gli ascoltatori. Se la sala è attrezzata con strumenti per la comunicazione audio e video (microfoni, amplificazione, videoproiettore, ecc.) possono crearsi molti spiacevoli inconvenienti che rischiano di rovinare la prestazione. La sala va visitata almeno qualche minuto prima di iniziare e gli strumenti vanno provati e sistemati. Le macchine sono utili ed efficaci, ma devono funzionare bene e bisogna saperle utilizzare. Nel public speaking le emozioni, il vissuto personale, il coinvolgimento, sono importanti per trasmettere al pubblico qualcosa di credibile ed utile. Tu, come un bravo attore, dovrai parlare a tutti, arrivare a tutti. Dovrai provare e riprovare, fino a che non si sarà abbassata la paura del giudizio, e avrai acquisito sufficiente sicurezza. Dietro le quinte, da qualche parte, dove puoi stare tranquillo, organizza un tuo spazio. Sarà il luogo dove potrai rilassarti prima di entrare in scena. Ti basta una sedia. Siediti più comodamente possibile, rilassa il corpo, chiudi gli occhi e fai qualche respiro profondo per rilassarti. E' normale provare un po' d'ansia prima di parlare in pubblico, ma una giusta dose di tensione aiuta a dare il meglio di sé. Ora tocca a te! Seduto o in piedi, di fronte a tanta o poca gente, sconosciuti, colleghi, allievi. Conta veramente molto poco. L’emozione dell’inizio, il primo contatto, è sempre forte, anche dopo anni di esperienza. Prenditi tutto il tempo che vuoi, ma non iniziare mai con il fiato in gola. Devi organizzare bene le prime parole che pronuncerai, puoi anche impararle a memoria, questo è un segreto per rompere il ghiaccio, il resto verrà da sé. E se ti capita di dover affrontare un argomento tecnico, di per sé arido, poco coinvolgente? Senz’altro dovrai far ricorso ai media, agli schemi, per rendere quanto più possibile comprensibile il tema che stai trattando. Ma in termini di comunicazione non cambia nulla: dovrai comunque attrarre il pubblico ed essere in grado di coinvolgerlo. Albert Einstein parlava di fisica, di atomi, disegnava formule alla lavagna, eppure in sala non volava una mosca! Stai attento a mettere troppa passione nel discorso: se non riesci a contenere la pressione emotiva che ti spinge a voler dare troppo, la tua generosità verbale ti condurrà fuori tema. Inizierai a prendere troppe vie trasversali, a ramificare troppo il discorso, oppure a procedere per cerchi concentrici, allontanandoti troppo dal nucleo centrale. Il rischio dei tre modi di procedere è perdere la strada e dilungarsi oltre i tempi previsti. La battuta spiritosa è un fattore coinvolgente, ma se esageri, scaricando la tensione in una serie di risate e di gag, otterrai un effetto comico che ti screditerà come relatore. La comicità và calibrata puntando su qualche sorriso, per poi tornare alla serietà professionale. Attingere troppo da modelli di public speaking televisivi (la dialettica dei conduttori di telequiz, show man, spettacolo di varietà, ecc.) porta a costruire una maschera, uno stereotipo comico inadatto alla maggioranza delle situazioni pubbliche relazionali. Il pubblico lavora con te. Se riesci ad immergerlo nel tuo flusso di comunicazione, si creerà una sorta di complicità data dal silenzio “attivo”. Si tratta di un silenzio inequivocabile, dove davvero stai trasmettendo qualcosa di importante. Il pubblico sa riconoscere subito un bravo oratore, dalle prime battute. Non devi cercare di convincerlo di essere preparato, non devi agire per sedurre: devi arrivare al pubblico solo perché sai quello che dici e come lo stai dicendo. Perché sei concentrato e soddisfatto di te. Il pubblico tende ad immedesimarsi con il relatore, ed è per questo che devi essere in grado di offrire la tua parte migliore (sia di uomo che di esperto). Raccontare esperienze personali è il modo migliore per portare sul piano della pratica, del “fare”, anche i contenuti più difficili. L’esperienza personale vince sui tecnicismi, sul più ricercato dei linguaggi, proprio perché agisce sul vissuto personale del pubblico. Coinvolgere? Non devi mettercela tutta. Devi restare sul piano della libertà di pensiero e sull’assenza di intenti manipolatori. Non è un buon metodo “costruire” il coinvolgimento, perché se anche, apparentemente, si ottiene consenso, non avrai agito in direzione dell’apprendimento. Lo scopo del public speaking è arrivare alle persone, non accontentarsi di averle intrattenute. Pensa sempre come puoi fare a costruire esempi diretti. Utilizza oggetti, porta con te creatività e innovazione, per trovare la chiave di una comunicazione personalizzata, visiva. Non ci sono limiti, se non quelli che ti impone la paura del giudizio, ma se non affronti il rischio del nuovo, della sperimentazione, resterai sulla linea di confine tra il relatore mediocre e il prestigiatore con il cappello magico. Il public speaking deve tener conto della capacità di gestione di un dibattito. Ti troverai a trasformare il ruolo di relatore in moderatore, e a dover: memorizzare le richieste di intervento per non scontentare nessuno; impedire che qualcuno trasformi una domanda in un palco personale; decidere se rispondere subito o raccogliere i quesiti e soddisfare le richieste alla fine; fare i conti con il tempo per non lasciare domande aperte e dubbi. Questi sono solo alcuni dei consigli più “famosi”, tutto il resto come sempre è esperienza!!! Non aver timore di comunicare, ricordati che questa è la sola strada verso il successo!!! Prossimamente cambieremo argomento (ormai non dico più mercoledì prossimo :-) Ciao a tutti alla prossima.

Fantastici corsi in internet marketing!!!

Soldi Denaro
Guadagnare Denaro su Internet e Creare Rendite con Google

Guadagnare
Fare Soldi e Guadagnare con BLOG e MiniSiti
Affiliazione
Vuoi Guadagnare? Iscriviti Subito al Programma di Affiliazione

Seduzione Sesso
Tecniche di seduzione rapida e comunicazione per ogni sesso

PNL Ipnosi
Raggiungi l'eccellenza con i segreti dei più grandi geni
Dieta Ebook
Dimagrire e Controllare il Peso con le Regole dei Magri Naturali

Borsa Opzioni
I segreti per Investire e guadagnare soldi nel Trading

Posizionamento Seo
La formula segreta per essere primi su Google Adwords
Comunicazione
Strategie per migliorare le relazioni e la comunicazione
AUTOSTIMA.NET: PNL E CRESCITA