domenica 23 novembre 2008

Comunicare in pubblico - III Parte

Ciao a tutti, anche per questo post ho avuto qualche ritardo, ma se avete pazienza io ritorno sempre!!! Oggi terminiamo il discorso che avevamo intrapreso in questi ultimi due post e cioè il tema della Comunicazione in Pubblico detto anche “Public Speaking” data la mania anglosassone che ormai accompagna ogni materia di studio e non solo. Ma cominciamo!!
Oggi cerchiamo di concentrarci su alcune variabili che il buon oratore deve tenere sotto controllo nell’imminenza del discorso e durante il suo svolgimento. Cercherò anche di farvi capire quanto sia importante un adeguato collaudo degli apparati tecnologici di supporto e una sufficiente familiarità con l’ambiente in cui deve tenersi. Analizzeremo poi le problematiche relative al contenuto del discorso e al rapporto con il pubblico in sala, per imparare ad andare oltre il semplice intrattenimento e far sì che il proprio intervento possa raggiungere efficacemente gli ascoltatori. Se la sala è attrezzata con strumenti per la comunicazione audio e video (microfoni, amplificazione, videoproiettore, ecc.) possono crearsi molti spiacevoli inconvenienti che rischiano di rovinare la prestazione. La sala va visitata almeno qualche minuto prima di iniziare e gli strumenti vanno provati e sistemati. Le macchine sono utili ed efficaci, ma devono funzionare bene e bisogna saperle utilizzare. Nel public speaking le emozioni, il vissuto personale, il coinvolgimento, sono importanti per trasmettere al pubblico qualcosa di credibile ed utile. Tu, come un bravo attore, dovrai parlare a tutti, arrivare a tutti. Dovrai provare e riprovare, fino a che non si sarà abbassata la paura del giudizio, e avrai acquisito sufficiente sicurezza. Dietro le quinte, da qualche parte, dove puoi stare tranquillo, organizza un tuo spazio. Sarà il luogo dove potrai rilassarti prima di entrare in scena. Ti basta una sedia. Siediti più comodamente possibile, rilassa il corpo, chiudi gli occhi e fai qualche respiro profondo per rilassarti. E' normale provare un po' d'ansia prima di parlare in pubblico, ma una giusta dose di tensione aiuta a dare il meglio di sé. Ora tocca a te! Seduto o in piedi, di fronte a tanta o poca gente, sconosciuti, colleghi, allievi. Conta veramente molto poco. L’emozione dell’inizio, il primo contatto, è sempre forte, anche dopo anni di esperienza. Prenditi tutto il tempo che vuoi, ma non iniziare mai con il fiato in gola. Devi organizzare bene le prime parole che pronuncerai, puoi anche impararle a memoria, questo è un segreto per rompere il ghiaccio, il resto verrà da sé. E se ti capita di dover affrontare un argomento tecnico, di per sé arido, poco coinvolgente? Senz’altro dovrai far ricorso ai media, agli schemi, per rendere quanto più possibile comprensibile il tema che stai trattando. Ma in termini di comunicazione non cambia nulla: dovrai comunque attrarre il pubblico ed essere in grado di coinvolgerlo. Albert Einstein parlava di fisica, di atomi, disegnava formule alla lavagna, eppure in sala non volava una mosca! Stai attento a mettere troppa passione nel discorso: se non riesci a contenere la pressione emotiva che ti spinge a voler dare troppo, la tua generosità verbale ti condurrà fuori tema. Inizierai a prendere troppe vie trasversali, a ramificare troppo il discorso, oppure a procedere per cerchi concentrici, allontanandoti troppo dal nucleo centrale. Il rischio dei tre modi di procedere è perdere la strada e dilungarsi oltre i tempi previsti. La battuta spiritosa è un fattore coinvolgente, ma se esageri, scaricando la tensione in una serie di risate e di gag, otterrai un effetto comico che ti screditerà come relatore. La comicità và calibrata puntando su qualche sorriso, per poi tornare alla serietà professionale. Attingere troppo da modelli di public speaking televisivi (la dialettica dei conduttori di telequiz, show man, spettacolo di varietà, ecc.) porta a costruire una maschera, uno stereotipo comico inadatto alla maggioranza delle situazioni pubbliche relazionali. Il pubblico lavora con te. Se riesci ad immergerlo nel tuo flusso di comunicazione, si creerà una sorta di complicità data dal silenzio “attivo”. Si tratta di un silenzio inequivocabile, dove davvero stai trasmettendo qualcosa di importante. Il pubblico sa riconoscere subito un bravo oratore, dalle prime battute. Non devi cercare di convincerlo di essere preparato, non devi agire per sedurre: devi arrivare al pubblico solo perché sai quello che dici e come lo stai dicendo. Perché sei concentrato e soddisfatto di te. Il pubblico tende ad immedesimarsi con il relatore, ed è per questo che devi essere in grado di offrire la tua parte migliore (sia di uomo che di esperto). Raccontare esperienze personali è il modo migliore per portare sul piano della pratica, del “fare”, anche i contenuti più difficili. L’esperienza personale vince sui tecnicismi, sul più ricercato dei linguaggi, proprio perché agisce sul vissuto personale del pubblico. Coinvolgere? Non devi mettercela tutta. Devi restare sul piano della libertà di pensiero e sull’assenza di intenti manipolatori. Non è un buon metodo “costruire” il coinvolgimento, perché se anche, apparentemente, si ottiene consenso, non avrai agito in direzione dell’apprendimento. Lo scopo del public speaking è arrivare alle persone, non accontentarsi di averle intrattenute. Pensa sempre come puoi fare a costruire esempi diretti. Utilizza oggetti, porta con te creatività e innovazione, per trovare la chiave di una comunicazione personalizzata, visiva. Non ci sono limiti, se non quelli che ti impone la paura del giudizio, ma se non affronti il rischio del nuovo, della sperimentazione, resterai sulla linea di confine tra il relatore mediocre e il prestigiatore con il cappello magico. Il public speaking deve tener conto della capacità di gestione di un dibattito. Ti troverai a trasformare il ruolo di relatore in moderatore, e a dover: memorizzare le richieste di intervento per non scontentare nessuno; impedire che qualcuno trasformi una domanda in un palco personale; decidere se rispondere subito o raccogliere i quesiti e soddisfare le richieste alla fine; fare i conti con il tempo per non lasciare domande aperte e dubbi. Questi sono solo alcuni dei consigli più “famosi”, tutto il resto come sempre è esperienza!!! Non aver timore di comunicare, ricordati che questa è la sola strada verso il successo!!! Prossimamente cambieremo argomento (ormai non dico più mercoledì prossimo :-) Ciao a tutti alla prossima.

giovedì 13 novembre 2008

Comunicare in pubblico - II Parte

Ciao a tutti, riprendo oggi questa sequenza sulla comunicazione interpersonale con un po' di ritardo per problemi tecnici. Oggi tratteremo la fase decisiva del public speaking: il momento dell’orazione vera e propria.
Contrariamente a ciò che suggeriscono i decaloghi del public speaking, che ingessano la relazione, bisogna imparare ad essere interpreti del messaggio e non personaggi, lasciando spazio all’ironia, mostrando le proprie emozioni e ricercando il dialogo con il pubblico. Comunicare in pubblico è un compito non facile e, più aumenta il numero delle persone che ascoltano, più aumentano le difficoltà. Si perde il contatto diretto, si devono raggiungere tante menti diverse, ci si deve confrontare con universi emotivi spesso opposti e diminuisce la percezione visibile del feedback. L’oratore, come l’attore, affronta il palcoscenico con il corpo, la testa, il cuore, e deve essere perfettamente centrato su se stesso se vuole ottenere una performance di alto livello. Lo stile personale origina il carisma, ossia quel fascino che attrae le persone come una calamita e le apre all’ascolto. Gli oratori carismatici sono dotati di grande eloquenza, di un vocabolario ricco, di flessibilità vocale. Si muovono con grande disinvoltura sul palcoscenico e, come i grandi attori, sono in grado di tramutare una “papera” in una battuta ironica, di rivolgersi a tante persone come se dialogassero con un amico, con familiarità ed empatia. Dote indispensabile per parlare in pubblico è la capacità di concentrazione per lunghi periodi di tempo. Si entra in scena e si inizia, senza aspettare cenni di consenso da parte del pubblico. Mentre, da un lato, l’oratore deve restare in contatto emotivo con il proprio uditorio, da un altro egli deve anche sapersi isolare dall’ambiente esterno (dai rumori, dai disturbi), deve procedere lungo la strada del proprio pensiero. La timidezza si vince più probabilmente "buttandosi" nelle situazioni, di getto, affrontando il disagio di esporsi e lasciando la comodità del vivere da osservatori degli altri. Nelle scuole di teatro è la prima cosa che si insegna ai futuri attori. Provare, riprovare, imparare ad ascoltare quell’eco che alle prime esperienze continua a risuonare: il battito accelerato, la voce che rimbomba, che esce e si libera sempre più dalle emozioni negative. La timidezza si vince con la tenacia, affrontando la paura. L’ansia da prestazione è generata dalla paura del giudizio cui ci si espone. Le persone in preda all'ansia tendono ad affrettare i discorsi, a giungere prima possibile alle conclusioni per liberarsi di quel peso che quasi fa andare in apnea. Altre volte gli ansiosi sommergono l’uditorio di un fiume di parole, troppe, e dette troppo velocemente. L’arte del public speaking sta anche nel costruire lentamente la comunicazione, riflettere, vivere i silenzi come opportunità di concentrazione, rallentare per battere, paradossalmente, l’ansia. L’oratore perfezionista difficilmente piace al pubblico. Le persone hanno bisogno di serenità per ascoltare davvero, non devono vivere il nervosismo dell’oratore, né i tentativi di far apparire tutto a posto al 100%. Sull’incidente oratorio (ad esempio lapsus, gaffe, papere) i bravi comunicatori ridono per primi. Spesso, sono anche in grado di utilizzare quell’incidente come elemento di comunicazione. La comunicazione non verbale, espressa mediante il corpo, trasmette molto più delle parole, poiché è una comunicazione emotiva, inconscia. Lo stato d’animo del relatore viene dichiarato al pubblico anche senza intenzionalità. Cercare di nascondere le emozioni e bloccare il corpo produce solo un effetto ridicolo: in questo senso l’oratore non ha la capacità dell’attore di riprodurre gesti da copione, né deve acquisirla. I modelli del passato offrivano l’immagine di relatori compiti, impettiti, quasi ingessati, aggrappati ad un
leggio. Addirittura i best seller americani diffondevano inquietanti decaloghi su cosa fosse giusto o sbagliato nel public speaking, seminando panico tra i novizi e offrendo modelli stereotipati ai più esperti. In realtà regole non ce ne sono, l’importante è “arrivare” alle persone, stabilire un dialogo, anche se apparentemente dal pubblico non si riceve risposta. Come? Essendo davvero se stessi, offrendosi con grande slancio e disponibilità. Il relatore deve essere interprete del suo messaggio, ma non deve creare mai un personaggio. Questo diventerebbe la caricatura, la maschera: un filtro inaccettabile che è generato dalla ragione e blocca l’emozione spontanea. E’ più interessante sentire un oratore dichiarare: “sono emozionato”, che non soffrire insieme a lui mentre suda, si muove impacciato, non trova le parole, ma nega l’emozione sotto una maschera di apparente tranquillità. Tuttavia, alcune considerazioni sul corpo sono da ritenersi importanti per il public speaking. Ad esempio lo sguardo va rivolto a tutto l’uditorio, e di tanto in tanto fermato su un gruppo di persone: in questo modo la panoramica farà sentire tutti coinvolti, e il soffermarsi su alcuni, sempre diversi, sarà utile per personalizzare l’intervento. In sala bisogna muoversi: restare impettiti sempre nello stesso posto genera noia. Infine la voce deve essere attivante, deve cambiare di tono e ampiezza per dare ritmo alla comunicazione.
Per oggi mi fermerei qui, vi saluto e vi aspetto il prossimo mercoledì con il post conclusivo sul public speaking. Ciao

Fantastici corsi in internet marketing!!!

Soldi Denaro
Guadagnare Denaro su Internet e Creare Rendite con Google

Guadagnare
Fare Soldi e Guadagnare con BLOG e MiniSiti
Affiliazione
Vuoi Guadagnare? Iscriviti Subito al Programma di Affiliazione

Seduzione Sesso
Tecniche di seduzione rapida e comunicazione per ogni sesso

PNL Ipnosi
Raggiungi l'eccellenza con i segreti dei più grandi geni
Dieta Ebook
Dimagrire e Controllare il Peso con le Regole dei Magri Naturali

Borsa Opzioni
I segreti per Investire e guadagnare soldi nel Trading

Posizionamento Seo
La formula segreta per essere primi su Google Adwords
Comunicazione
Strategie per migliorare le relazioni e la comunicazione
AUTOSTIMA.NET: PNL E CRESCITA