mercoledì 17 settembre 2008

L'ascolto efficace II° Parte - Ascolto Empatico


Ciao, benvenuti al terzo appuntamento con la “Comunicazione Interpersonale”!!
Oggi parleremo ancora di ASCOLTO EFFICACE ed in particolare di ASCOLTO EMPATICO.
Il modo più efficace per capire anche il punto di vista emotivo dell'interlocutore è sicuramente saper assumere un atteggiamento di ascolto empatico. Con questo post vi voglio guidare nell'attivare le vostre risorse per ascoltare in modo empatico, mettendovi alla pari con l’altro. Solo così, infatti, è possibile vivere la relazione comunicativa in modo completamente “aperto” a contatto con l'altro e come occasione di crescita. L'ascolto empatico rappresenta un livello ancora successivo all'ascolto attivo. E' la capacità di calarsi nei panni dell'altro per comprendere a pieno il suo punto di vista, fatto non solo di pensiero ma anche di emozioni, stabilendo con l'interlocutore un contatto esente da giudizi e basato sulla comprensione reciproca. L’empatia non implica necessariamente dare consigli, che potrebbero essere piuttosto un modo per controllare l’altro o renderlo dipendente, né significa porsi come risolutore dei problemi altrui. L’ascolto empatico, però, può consentire di dialogare con l'interlocutore in modo che questi possa ricevere informazioni che lo aiutino a chiarirsi meglio le idee. Per realizzare un ascolto empatico bisogna cercare il più possibile di rinunciare a qualsiasi forma di prevaricazione o sottomissione, ponendosi esattamente alla pari con l’altro. Anche se l’incontro avvenisse tra un top manager e un operaio, ciascuno dei due avrà l’opportunità di scambiarsi il proprio punto di vista esperienziale, arricchendo in qualche modo la visione dell'altro. L’ascolto empatico prescinde perciò completamente dalla cultura e dall’intelletto e colloca tutti sullo stesso piano. Parlare piace, ma ancor di più piace essere ascoltati e compresi, soprattutto perché libera dalla responsabilità e dalla fatica dell’ascolto. Quando l’ascolto empatico si realizza si riconosce subito: gli occhi divengono un ponte di collegamento, la comunicazione è più fluida, difficilmente le pause o i silenzi vengono interrotti e l'atteggiamento degli interlocutori è più rilassato e spontaneo. L’ascolto empatico è silenzioso, ma non privo di parole. Gli incoraggiamenti a proseguire, le domande stimolanti, la riformulazione, aprono la via della chiarezza. L’attività dell’ascolto è rivelata dalla concentrazione: se chi parla perde il filo, il buon ascoltatore lo aiuta subito a riprendere il discorso, esattamente da dove si era interrotto, condividendo la sintesi del vissuto, sia razionale che emozionale. Le domande di chiarimento vengono rivolte a se stessi per organizzare meglio il rapporto tra pensiero e azione. Occorre però limitare l’impiego di queste domande per evitare che la comunicazione diventi un monologo. Infatti, poiché un linguaggio che impiega troppo questo tipo di domande esclude temporaneamente l'interlocutore dalla possibilità di entrare nel discorso, risulta noioso e porta progressivamente alla chiusura del dialogo. Le domande di approfondimento possono essere chiuse o aperte. In ogni caso mirano ad ottenere informazioni precise o a capire meglio il pensiero che si cela dietro al linguaggio. Aiutano ad aprire altri canali di comunicazione e arricchiscono il linguaggio di simboli, metafore, lo rendono insomma più “visivo” nella sua rappresentazione. Il feedback, ossia l’informazione di ritorno necessaria per verificare la comprensione del messaggio, è favorito nell’ascolto attivo e ancor di più in quello empatico dalla serena predisposizione a qualsiasi tipo di risultato possa nascere dalla comunicazione. Il feedback in questo senso è libero da manipolazioni, e non è una libera interpretazione della componente emozionale del messaggio dell'interlocutore, ma una sintesi attinente a quanto è stato realmente espresso dall'altro. Nell’ascolto empatico non ci sono regole rigide né ricette universali, quello che conta è il livello di confidenza e disponibilità che si riesce ad instaurare con l’altro. Tuttavia alcuni suggerimenti possono tornare utili: non avere alcuna fretta, cercare di cambiare i punti di vista, chiedere eventualmente aiuto per capire, lasciar trasparire le emozioni, impiegare l’ironia, ascoltare se stessi. L’ascolto attivo si sviluppa con tempi lenti. Non è possibile stabilire in anticipo l’effettiva durata di una conversazione. E questa regola a maggior ragione vale per l’ascolto empatico. Quando il processo di comprensione si è concluso, si avvertirà una tranquillità nella relazione a livello emotivo, mentre a livello cognitivo non saranno presenti altre perplessità o domande da rivolgere. Se ci si allontana dai modelli, dalle distorsioni cognitive, dalle barriere all’ascolto, dalle rigidità di apprendimento, si assisterà ad un flusso di comunicazione, verbale e non verbale, che potrà arricchire i punti di vista di entrambi gli interlocutori. L'acquisizione del punto di vista dell'altro può portare a modificare in maniera più o meno pronunciata il proprio punto di vista. L’impiego delle domande diviene una richiesta d’aiuto per capire meglio e per approfondire, da parte di chi ascolta. La ricerca di chiarezza è un elemento fondamentale, perchè ascoltare significa dare senso alle parole dell'altro. Perfino un cenno del capo può essere una richiesta di comprensione. Chiedere aiuto per capire, mai per giudicare, interrogare o colpevolizzare, significa anche mostrare interesse per le parole dell’altro, reciprocando in questo modo il suo desiderio di esprimersi e comunicare con noi. Se durante l’ascolto si lascia trasparire il proprio vissuto (soprattutto attraverso il canale non verbale), chi parla si sentirà più libero di esprimere la propria emotività. Viceversa, se l’ascoltatore indossa una maschera, si creerà una distanza relazionale e l’ascolto rischierà di divenire semplicemente una “tecnica”. Colui che parla, infatti, si accorge che l’altro nasconde qualcosa e, per riflesso, sceglie una maschera ancora più pesante da indossare. L’ironia sa risollevare situazioni complesse, nelle quali la tensione rischierebbe di divenire troppo alta degenerando in aggressività e conflitto. Un sorriso, una battuta, alleggeriscono la pesantezza di conversazioni noiose o inconcludenti, risvegliando anche l'attenzione dell'altro. Inoltre, “ascoltare” e dare spazio al proprio sorriso, crea una maggiore disponibilità verso chi parla e chi ascolta. I segnali provenienti dall’altro assumono valore solo se l’ascoltatore sa prima ascoltare se stesso, le proprie emozioni, il proprio pensiero profondo. L’ascolto di se stessi non termina mai alla fine di un incontro, ma l’elaborazione conduce ad una sintesi solo quando chi ha ascoltato ottiene il proprio feedback, oltre quello dell’altro. Il momento della sintesi varia a seconda dell’intensità e dell’importanza della relazione. In questo modulo sono state descritte le dinamiche dell’ascolto empatico, che presuppone un atteggiamento privo di protagonismo e aperto nei confronti dell’altro. Sono stati presentati dei consigli utili per entrare in empatia con l’interlocutore ed è stata illustrata la strada verso la comprensione dei contenuti e delle emozioni nella comunicazione.

Nessun commento:

Fantastici corsi in internet marketing!!!

Soldi Denaro
Guadagnare Denaro su Internet e Creare Rendite con Google

Guadagnare
Fare Soldi e Guadagnare con BLOG e MiniSiti
Affiliazione
Vuoi Guadagnare? Iscriviti Subito al Programma di Affiliazione

Seduzione Sesso
Tecniche di seduzione rapida e comunicazione per ogni sesso

PNL Ipnosi
Raggiungi l'eccellenza con i segreti dei più grandi geni
Dieta Ebook
Dimagrire e Controllare il Peso con le Regole dei Magri Naturali

Borsa Opzioni
I segreti per Investire e guadagnare soldi nel Trading

Posizionamento Seo
La formula segreta per essere primi su Google Adwords
Comunicazione
Strategie per migliorare le relazioni e la comunicazione
AUTOSTIMA.NET: PNL E CRESCITA