mercoledì 10 settembre 2008

L'ascolto efficace - I° Parte - Ascolto Attivo


Ciao, benvenuti al secondo appuntamento con la “Comunicazione Interpersonale”!!
Oggi parleremo di ASCOLTO EFFICACE ed in particolare di ASCOLTO ATTIVO, nel prossimo post poi parleremo di ASCOLTO EMPATICO. Cominciamo.
Ascoltare non significa sentire quello che l’altro ci dice, quanto dare spazio all’altro, essere pronti a cogliere ciò che ci vuole comunicare, anche se ciò che ci sta dicendo non corrisponde alle nostre aspettative. L’ascoltatore attivo desidera comprendere l'altro, e sa dosare nella comunicazione razionalità ed emozioni. Bisogna integrare emozioni e ragione nell’ascolto per non rischiare di deformare i messaggi e coglierne il reale significato. Ma procediamo con ordine.
Si è sempre molto presi dal parlare. Quasi sempre quando siamo presi dal parlare sentiamo il bisogno di essere visti, amati, compresi. Rischiamo così di divenire un fiume in piena, che scorre senza rispettare alcun argine. L’altro diventa funzionale a se stessi, un “oggetto” relazionale, una prova del proprio diritto ad esistere, piuttosto che una preziosa possibilità di scambio e crescita.
Lasciando spazio all’altro si è in grado di ascoltare le risposte a quelle che, altrimenti, diventerebbero solo domande, cui non sempre si riesce a rispondere da soli. Si passa, così, dal monologo interno al dialogo. Ascoltare l’altro è come guardare in uno specchio. Vedere riflessi i propri stati emotivi nelle reazioni dei nostri interlocutori ci aiuterà a comprendere quegli aspetti di noi poco chiari, che non si accettano o che in fondo ci fanno paura. Se riusciamo a stabilire un contatto con l’altro superando il nostro egocentrismo, si potranno comprendere meglio anche i propri pensieri, che spesso si aggrovigliano senza che si riesca a trovare vie d’uscita.
Saper ascoltare è però frutto di un percorso, che richiede pazienza. E’ una “decisione” non formale, che coinvolge interamente la persona e la porta ad aprirsi e a cercare il contatto. Alla base di questa scelta ci sono la volontà di appagare i propri bisogni (essere compresi, chiarirsi, sviluppare nuove idee, ecc.) e il desiderio di crescita personale. L’ascolto è influenzato dal livello di stima che si ha del proprio interlocutore. Ascoltare in modo attivo significa decidere di passare da un atteggiamento del tipo “io ho ragione, tu hai torto” che conduce solo al conflitto, ad una forma mentale che suggerisce: “io ho ragione, ma anche tu”, che porta a raggiungere uno spirito collaborativo nella discussione.
Se anche l’altro proprio non ci piace, bisogna ricordare che ogni incontro ha sempre qualcosa da darci, è una nuova esperienza. Non si sa da dove possa arrivare l’illuminazione, alle volte anche un incontro rapido e apparentemente inutile può riservare dei preziosi insegnamenti.
Ad un giudice saggio furono portati due litiganti. Egli ascoltò le ragioni del primo e decise: “tu hai ragione”. Poi il giudice ascoltò il secondo e disse: “Anche tu hai ragione”. Il consigliere intervenne: “eccellenza, ma non possono avere ragione tutti e due!”. Il giudice saggio allora disse: “Mmmm…, hai ragione anche tu”.
E’ impossibile conoscere la verità assoluta, poiché essa non esiste. L’unico modo è ascoltare per trovare una mediazione. Nella vita tutte le relazioni presuppongono un compromesso.
In genere quanto più i bisogni premono sulla persona, tanto più l’ascolto diviene selettivo, e tende a comprendere solo quello che appaga i bisogni e risponde alle proprie aspettative, procedendo paradossalmente anche nella direzione opposta al vero significato della comunicazione. Le aspettative distorcono l’ascolto perché lo veicolano verso una strada pre-disegnata. L’ascolto necessita di strumenti di decodifica indispensabili per comprendere il messaggio. Se il linguaggio utilizzato non è chiaro, ma è ermetico, manipolatorio, oppure il linguaggio tra i due referenti non è condiviso, la comunicazione può dare adito a fraintendimenti e incomprensioni. La situazione emotiva interferisce notevolmente sull’ascolto. Solo se la componente emotiva e quella razionale si trovano in equilibrio è possibile percepire correttamente anche i segnali non verbali attivati nella comunicazione.
Il contesto in cui avviene la comunicazione determina l’intensità e la qualità dell’ascolto, non solo per ovvi fattori ambientali (come la rumorosità di un ambiente). A seconda della dimensione sociale, pubblica, privata o intima, varia l’interesse ad approfondire lo scambio comunicativo, e viene attivata una diversa tipologia di ascolto, con maggiore o minore coinvolgimento emotivo. L’ascolto sociale consente di creare e consolidare i rapporti, per divertirsi, per esprimere amicizia, per sviluppare alleanze, ecc.. Le relazioni che si stabiliscono non sono però impegnative e la capacità di ascolto è superficiale, lascia poche tracce nella memoria. L’ascolto sociale si presenta come ascolto “tribale” poiché in esso i soggetti si scambiano codici relazionali di base. L’ascolto intellettuale è centrato sui dati, sui fatti, sulle informazioni. Si attiva la memoria “utile” alla risoluzione di problemi (lavoro, studio, ecc.) e all’apprendimento cognitivo. L’ascolto intellettuale è distaccato dalle emozioni, è formale, e si può paragonare all’immagazzinamento dei dati in un computer.
L’ascolto attivo consente di recepire informazioni razionali ed emotive, di comprendere non solo il messaggio, ma anche notizie sulla fonte da cui proviene e sull’intenzionalità, i bisogni e le aspettative dell'interlocutore. Se si ascolta attivamente l’altro, si riescono a percepire anche informazioni di cui lo stesso interlocutore non è a conoscenza (inconsapevoli), ma che trapelano dalla comunicazione non verbale. La forza dell’ascolto attivo è legata alla capacità di osservazione, analisi, introiezione e sintesi della comunicazione. Ascoltare senza emettere giudizi fa sentire l’altro maggiormente libero di esprimersi.
Se si nota che l'interlocutore è distratto, volge lo sguardo altrove, e il flusso di comunicazione si interrompe, bisogna tentare di richiamare la sua attenzione, ma se il tentativo fallisce, meglio desistere: senza l’ascolto infatti la dispersione della comunicazione è talmente elevata da portare a distorsione o azzeramento delle informazioni. Quando due persone entrano in contatto, tra di loro avviene un incontro, i monologhi divengono dialoghi, e se c’è la disponibilità alla comunicazione e all’apertura emotiva, si assiste ad un flusso armonico, dove ci si ascolta l’un l’altro. Un ponte di sguardi attenti è indice di un livello alto di attenzione. Non sempre si arriva a comunicazioni profonde e il livello di incontro può essere anche breve, ma è comunque importante che avvenga uno scambio che faccia comprendere i motivi della comunicazione e la situazione emozionale degli interlocutori.
Al termine di ogni incontro, ma solo al termine, è possibile analizzare sia il contenuto della comunicazione, sia il vissuto emotivo. Il giudizio complessivo di attrazione, repulsione o neutralità, farà comprendere il significato che ha avuto per sé quel dato incontro. Bisogna prima ascoltare se stessi e le proprie emozioni, chiedendosi: “come sto?”, per scoprirsi “tranquillo, agitato, sereno, pensieroso, inquieto, ecc.”. Solo in un secondo momento si possono elaborare le informazioni ricevute e organizzarle in pensieri precisi. Attenzione però a non stereotipare le relazioni. Dichiarare “mi piaci, non mi piaci” lega la relazione ad un’affermazione dicotomica, del tipo “o bianco o nero”, che non permette di vedere le molteplici sfumature che esistono. Non sempre il silenzio è implicito all’ascolto. Infatti l’ascolto attivo è fatto anche di domande e riformulazioni, utili a favorire la comprensione e la chiarezza. Riformulare serve a capire, a chiarire un concetto male espresso o non compreso a fondo. Riformulando una frase si mette l’altro in condizione di dover ascoltare di nuovo quanto ha detto, così da poter precisare meglio, confermare o addirittura negare il concetto espresso.
Beh mi sa che per oggi ho parlato un po' troppo. Vi lascio alle vostre riflessioni e vi rimando al prossimo post per continuare questo viaggio verso l'ascolto efficace. Ciao e alla prossima.

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