Saper denunciare e sensibilizzare...una comunicazione "artistica"

Il 5 Giugno scorso si è svolta in tutto il mondo la WED "Word Environment Day", insomma per gli appassionati della nostra amata lingua madre, la "Giornata Mondiale per l'Ambiente".

E' senza dubbio uno dei principali strumenti attraverso cui le Nazioni Unite sensibilizzano l’opinione pubblica mondiale sulla questione ambientale richiamando l’attenzione del mondo politico e stimolandolo all’azione.

Si sta facendo tanto, è vero, ma non sembra mai abbastanza !!! Voi che dite???

I cambiamenti climatici, la crisi petrolifera, la nuova questione "politica" sul nucleare contro o con le fonti rinnovabili, i grandi siti industriali che negli anni rimangono obsoleti e come per magia i risultati dei monitoraggi ambientali sono fantastici.... Io continuo ad essere scettico !!!

E' per questo che credo ci sia bisogno di saper DENUNCIARE per poi riuscire a sensibilizzare tutti su temi così "scottanti".

Come fareste a fare una denuncia forte contro l'indifferenza della gente, ma soprattutto delle istituzioni in un ambito culturale molto sobrio, pacato, decisamente non consono a "sparate" contro tutti ??? Come fareste a fare una forte denuncia sui temi ambientali in un dibattito all'interno di una Galleria d'Arte ??? Beh ovviamente con una forte espressione "artistica" !!!

Io l'ho fatto così...

Inquinamento… mi piace di tanto in tanto farmi una domanda, mi capita spesso quando il cielo azzurro ed il sole dipingono un paesaggio estivo meraviglioso, ci si sente liberi di muoversi lenti, con il finestrino abbassato, il braccio fuori per sentire il vento tra le dita e il naso all’insù per sentire il profumo dei colori di questa tela.
Sono per strada, la stessa identica strada che ormai da anni è mia amica verso un mondo che, però, non ho mai sentito mio. A quel mondo mi sono affezionato col tempo come per quegli amori che non nascono da un colpo di fulmine. Vado verso Taranto, il Politecnico, le aule, i professori, i miei colleghi e compagni di viaggio mi aspettano.
So già quando svegliarmi da quel sogno dipinto nella mia mente, l’esperienza di questi anni me l’ha insegnato… Devo chiudere i finestrini della mia auto prima ancora di scorgere dietro un alto dosso quella domanda di cui vi dicevo… Che cos’è l’inquinamento ?
Beh…scendendo da quell’alto dosso, quasi sempre mi rispondo così…
L’inquinamento è quella nuvola rossa, fumante, a tratti densa a tratti impalpabile, trasparente che ogni volta assume forme differenti, abbraccia uno spettacolo di camini di diverse altezze.
Loro si che non cambiano mai, sono lì da anni ad annoiarsi nello stesso identico posto.
Il vero artista di questa nuova e così buia tela è quell’amico che fino a poco prima mi teneva compagnia: il vento. Artista infimo, cangiante, trasparente che inconsapevolmente dipinge nell’aria con pennellate magiche questa mia idea di inquinamento.
Con gli anni ho capito che il vento è anche un ottimo scultore… già perché la tela che ogni giorno si stampa nella mia mente è paradossalmente l’infinitesima faccia di una grande scultura.
E allora spesso mi sono chiesto cosa vedano, quale faccia vedano i cittadini tarantini, la gente di Tamburi, dell’Isola, di Statte, di Massafra, di LamaTalsano…
Il mio artista inconsapevole, il vento, mescola abilmente i suoi colori su questa tavolozza…la magica terra tarantina, colori che ahimè sono diossina, metalli pesanti, polveri, gas veleniferi.
Paradossalmente le macchine dell’acciaio, delle plastiche, degli idrocarburi, dei cementi sono sempre state macchine infernali.

Da sempre migliaia e migliaia di grandi lavoratori attendono con rassegnazione, paura, tristezza quella sirena che per un attimo farà incontrare i visi stanchi, spesso sconvolti, di altre migliaia di lavoratori che segnati torneranno a casa, anche oggi hanno servito questa società come i nostri eroi che servono la pace nel mondo. La stessa società che oggi parla di siti siderurgici non inquinanti, parla di bonifica dei siti, parla di chiusura di grandi impianti petrolchimici, parla di cementifici sempre più sicuri.
Io rido, un riso quasi cinico, quando mi sfiorano questi pensieri. Rido al pensiero di pannelli solari e fotovoltaici sulle case di Statte o del rione Tamburi; durerebbero mezza giornata e senza il lavoro di siti come l’ILVA non sarebbero nemmeno costruiti.
Non ho proprio voglia di parlare di numeri, di percentuali, di tumori… Non ho voglia di trasformare la vita di quegli eroi, delle loro famiglie, delle famiglie di quella terra in numeri, freddi, senza vita…
Le Associazioni ambientaliste (alcune volte bisogna dirlo…fondamentaliste) che puntualmente litigano tra loro e con le istituzioni su numeri, semplici e freddi numeri che non si capisce mai da dove vengano, se e quanto siano veritieri… Che strano che i numeri vengano trattati in questo modo orribile, i numeri che da millenni costruiscono le basi di quella matematica che, invece, non può avere opinioni.
Mi piace dire che ciò che è veritiero, mettendo da parte queste forme di quantificazione della vita delle persone, è il paesaggio spettrale che ho davanti agli occhi ogni mattina, quello stesso paesaggio che mi fa di colpo ricordare il mio mare, le mie spiagge, le mie fortune.
Quel paesaggio, quella tela così scura, buia, triste va solo guardata, osservata senza numeri e percentuali. Nessun buon critico troverebbe le parole giuste, ve lo assicuro…
Un bel giorno, con il cuore sereno, fate un giro dentro questa galleria d’arte che è il nostro Salento e fermatevi in quest’angolo del mondo a guardare questa tela, questa scultura, questa nostra terra, quest’opera d’arte affidata a noi uomini che ogni giorno tentiamo di completare con una nuova pennellata… avrete la sensazione di guardare un cimitero vivente…
La domanda può e deve essere una sola, gridata a gran voce perché tutti tentino di trovarne una risposta:

VOGLIAMO RESTARE A GUARDARE ?